"Die Erzählung der Magd Zerline" (1949) di Hermann BrochÂ
con Adriana Astiregia e performance Lucinda Childsimmagini e spazio scenico Pat Steir traduzione Ada Vigliani drammaturgia René de Ceccattypaesaggio sonoro Arturo Annecchinoluci e impianto scenico Angelo Linzalataregista assistente Silvia Rigon
ideazione del suono olofonico Fabio Brugnoli        ingegnere del suono/fonico di sala Michele Fiori video editing Alexis Myre video designer Michele Innocente
progetto Festival dei 2Mondi di Spoletoin collaborazione con Museo Madre di Napolicoproduzione Teatro Metastasio di Prato e Teatro dell´Elfo di Milanoa cura di Change Performing Arts
Una ballata di erotismo e ribellione che si sviluppa drammaticamente come un temporale della memoria: dalle poche e rade gocce iniziali la sua furia cresce fino ad un apice di violenza squassante prima di acquietarsi nuovamente in un afoso pomeriggio estivo.Hanna Arendt scrisse al suo amico Hermann Broch che "la ballata della Zerlina è una delle più grandi storie d’amore che io conosca". Entrambi erano emigrati oltreoceano per sfuggire alla persecuzione nazista. Broch, nato a Vienna nel 1896 in una famiglia ebraica, fuggì prima in Inghilterra anche con l’aiuto di James Joyce e poi giunse in America nel 1935 dove morì nel 1951.Il racconto di Broch - oggi considerato uno dei maggiori scrittori modernisti - prende avvio in un interno aristocratico di metà Novecento, ma ben presto si colloca in una sfera senza tempo: la serva Zerlina racconta con foga implacabile la storia di una profonda passione erotica e di una feroce sete di vendetta, che si allontana presto da alcuni riferimenti mozartiani per avvicinarsi piuttosto all’atmosfera di alcuni testi libertini settecenteschi.Sin dagli anni ’80 il testo di Broch - apparso nel romanzo Gli incolpevoli nel 1949 - è stato portato in scena più volte, ma la versione indimenticabile rimane quella di Klaus Michael Gruber con Jeanne Moreau del 1986, a cui questa nuova messinscena vuole anche rendere omaggio.Zerlina è ora Adriana Asti, icona del teatro italiano che non rinuncia alle avventure, anche le più rischiose, per stupire se stessa e il suo pubblico: nessuna altra attrice può portare ogni volta sul palcoscenico le tracce di tanta storia del cinema e del teatro del secondo Novecento. Solo lei può raccontare con humour e leggerezza di aver prestato la sua arte di "attrice per insofferenza" - come ella stessa ama definirsi - a Pasolini, Visconti, Bertolucci, Strehler, Ronconi, Wilson e Buñuel.Compagna di strada in questa avventura è Lucinda Childs che - internazionalmente nota come danzatrice e coreografa, coautrice con Robert Wilson e Philip Glass di uno spettacolo mitico come Einstein on the beach -  ha sempre frequentato il teatro contemporaneo come luogo dell’incrocio creativo di parola, musica e movimento. In questo spettacolo ritrova quindi una sua profonda vocazione, non solo curando la regia in una prospettiva astratta e visionaria, ma anche calcando il palcoscenico ogni sera per dare corpo ai fantasmi silenti evocati da Zerlina. Ad Adriana Asti e Lucinda Childs si unisce Pat Steir, signora dell’arte americana che definitivamente contribuisce a proiettare la ballata di Zerlina in una atmosfera magica per farne una storia universale senza tempo: lo spazio scenico perde i legami con la realtà e si ispira allo spazio metafisico delle sue "waterfalls". L’artista americana, conosciuta per le sue "cascate" (grandi dipinti acquatici spesso realizzati in situazioni site-specific), avvolge il temporale della memoria di Zerlina nello spazio del suo magico minimalismo, con il contributo delle musiche, da Philip Glass a Laurie Anderson.